giovedì 6 settembre 2012

Interruttore Magnetotermico

Interruttore Magnetotermico
In elettrotecnica l'interruttore magnetotermico, detto anche interruttore automatico, è un dispositivo di sicurezza in grado di interrompere il flusso di corrente elettrica in un circuito di un impianto elettrico in caso di cortocircuito o in caso di sovracorrente. Sostituisce sia l'interruttore termico che il fusibile, con il vantaggio rispetto a quest'ultimo di una maggior precisione d'intervento e di essere facilmente ripristinabile con la pressione di un pulsante o l'azionamento di una leva. Deriva il suo nome dal fatto che esibisce un funzionamento diverso nell'interruzione da cortocircuito (meccanismo di tipo magnetico) rispetto all'interruzione da sovracorrente (meccanismo di tipo termico).

Per legge in Italia, negli impianti civili attuali deve essere installato anche un interruttore differenziale che è invece utilizzato per far fronte a problemi di dispersione e quindi a rischi di folgorazione.

Principio di funzionamento
I due fenomeni considerati, cortocircuito e sovraccarico hanno caratteristiche ben diverse e devono essere considerati separatamente. Come si nota dal nome, all'interno di un interruttore magneto-termico sono presenti due ben distinte sezioni che rilevano i due fenomeni per mezzo di differenti principi fisici.
Inizialmente l'interruttore deve essere chiuso agendo sul comando manuale oppure, nei modelli più grandi, per mezzo di motori elettrici. In questo modo viene caricata una molla che tende a provocare l'apertura dei contatti, ma è trattenuta da un'ancorina. Quando una sezione del dispositivo rileva un guasto, la molla viene liberata e si ha lo scatto, cioè l'apertura dell'interruttore. La forza prodotta dalla molla deve essere tanto più elevata quanto maggiore è l'intensità della corrente da interrompere ( potere di interruzione del dispositivo ).

Protezione dal cortocircuito ( Sganciatore magnetico )
Questo tipo di guasto si verifica quando due fili conduttori a differente potenziale (nel caso generale della corrente alternata trifase: fase - neutro; fase L1 - fase L2; fase L1 - fase L3; fase L2 - fase L3) entrano in diretto contatto tra loro, provocando un elevatissimo ed istantaneo flusso di corrente.

Pertanto lo sganciatore magnetico , che apre l'interruttore in caso di corto-circuito , agisce se la corrente supera una determinata soglia In ( massima corrente ) a prescindere dal tempo per cui questa si presenta; la sua curva caratteristica di intervento tempo-corrente è quindi una retta orizzontale e infatti viene anche detto sganciatore di massima corrente a tempo indipendente.

La rilevazione di questo evento avviene per mezzo di un solenoide avvolto su una barra magnetica, in pratica un relè. L'elevato impulso di corrente induce un campo magnetico che attira un'ancorina la quale provoca l'apertura dell'interruttore. La caratteristica di intervento è pertanto istantanea, in modo da evitare sollecitazioni termiche e meccaniche, dovute all'elevata corrente di corto circuito, dannose per le condutture e le apparecchiature elettriche.
Questo problema si verifica quando l'intensità di corrente supera un valore prefissato a causa per esempio di troppi carichi accesi contemporaneamente. Il limite di corrente è determinato da limiti costruttivi dell'impianto e in particolare dalla capacità dei fili conduttori di smaltire il calore prodotto per effetto Joule.

Lo sganciatore termico , invece , allo scopo di lasciar passare le sovracorrenti "funzionali" ( dovute cioè al normale funzionamento dell'apparecchiatura elettrica a valle ) e interrompere le sovracorrenti "anomale" ha una curva caratteristica di intervento tempo-corrente di tipo iperbolico e viene infatti detto sganciatore di massima corrente a tempo inverso.

La rilevazione avviene per mezzo di una "resistenza elettrica" costituita da una lamina bimetallica. A causa della differenza nella dilatazione termica di due metalli accoppiati (vincolati o tramite incollaggio o grappette metalliche), la lamina si piega fino a provocare lo scatto dell'interruttore. Il tempo di intervento non è istantaneo ma dipende, con funzione caratteristica dei diversi modelli di magnetotermici, dall'inverso dell'entità del superamento del valore di soglia.

Alcuni apparecchi più moderni impiegano sistemi elettronici. Esistono in commercio dispositivi con valori limite prefissati da pochi a centinaia di Ampere ed altri in cui il valore è regolabile dall'installatore.

Criteri di classificazione

Gli interruttori magnetotermici vengono classificati in base alla tecnologie costruttive, al tempo di interruzione dello sganciatore magnetico e in base alla corrente di intervento del relè magnetico.

Tecnologia costruttiva
Interruttori magnetotermici modulari: impiegati per lo più nel civile e nel terziario , con correnti In fino al centinaio di A e potere di interruzione fino ai 50kA . Devono il loro nome alla misura standard del loro ingombro ( moduli DIN ) su apposite barre profilate di fissaggio ( barre DIN ).
Interruttori magnetotermici scatolati: impiegati quasi esclusivamente in ambito industriale , di dimensioni relativamente ridotte per le correnti nominali ( fino ai 2000 A ) ed il potere di interruzione ( fino a 150kA ) che li caratterizza. L'elevato potere di interruzione è legato al livello di isolamento e segregazione loro conferito dal supporto in materiale plastico , da cui traggono il nome.
Interruttori magnetotermici aperti , impiegati nelle linee MT e a valle di trasformatori MT/BT , con correnti nominali fino a 10.000 A e potere d'interruzione fino a 100kA.

Tempo di interruzione dello sganciatore
Interruttori magnetotermici limitatori: in cui l'interruzione viene anticipata rispetto al passaggio per lo zero della forma d'onda sinusoidale della corrente alternata ; in questo modo si impedisce alla corrente di corto-circuito di raggiungere il valore di cresta ( per cui non si parla di corrente di corto-circuito ma di corrente presunta ) , limitandone gli effetti dannosi.
Interruttori magnetotermici rapidi: in cui l'interruzione avviene al primo o al secondo passaggio per lo zero della corrente di corto-circuito ;
Interruttori selettivi o ritardati: in cui il tempo di intervento viene volutamente ritardato per permettere la selettività cronometrica con interruttori magnetotermici istantanei posti a valle.

Curve degli interruttori

In base ai campi di intervento istantaneo dell’interruttore automatico magnetotermico, ossia delle soglie di intervento del relè magnetico, si distinguono le seguenti curve:

  • curva tipo B, con campo di intervento istantaneo da 3In fino a 5In
  • curva tipo D, con campo di intervento istantaneo da 10In fino a 20In
  • curva tipo K, con campo di intervento istantaneo da 10In fino a 14In
  • curva tipo Z, con campo di intervento istantaneo da 2,4In fino a 3,6In


La tipologia degli interruttori viene scelta in base ai carichi presenti nell’impianto: interruttori con curva tipo B sono utilizzati per la protezione di generatori e di cavi di notevole lunghezza; interruttori con curva tipo C sono utilizzati per la protezione di cavi ed impianti che alimentano classici apparecchi utilizzatori; interruttori con curva tipo D e K sono utilizzati per la protezione di cavi che alimentano utilizzatori con elevate correnti di avviamento; interruttori con curva tipo Z sono utilizzati per la protezione di circuiti elettronici.

Scelta dell’ interruttore magnetotermico
Le caratteristiche fondamentali degli interruttori automatici magnetotermici possono esser suddivise in quattro categorie: in funzione delle prestazioni, in funzione dell’isolamento, in funzione della corrente nominale, in funzione del potere di interruzione.

Considerando le caratteristiche degli interruttori automatici magnetotermici in funzione delle prestazioni, si forniscono le seguenti definizioni.

Tensione nominale di impiego(Ue)
E' il valore di tensione che il costruttore specifica per l’apparecchio unitamente alla corrente nominale di impiego garantendone le prestazioni dichiarate. Allo stesso interruttore possono essere assegnati diversi valori di tensione nominale di impiego, ai quali corrispondono servizi e prestazioni diversi dell’interruttore stesso, specificati dal costruttore.
I valori nominali della tensione nominale di impiego stabiliti dalla norma CEI 23-3 sono: 230 V per interruttori unipolari e bipolari; 230/400 V per interruttori unipolari; 400 V per interruttori bipolari, tripolari e tetrapolari.

Tensione nominale di isolamento (Ui)
E' il valore di tensione per il quale è dimensionato l’isolamento elettrico dell’interruttore (verificato da prove dielettriche e assicurato da adeguate distanze di isolamento superficiali). Evidentemente, il massimo valore di tensione nominale di impiego non può essere superiore al valore della tensione nominale di isolamento; inoltre, se per un apparecchio non viene specificato il valore della tensione di isolamento, si considera come tensione nominale di isolamento la sua più alta tensione nominale di impiego.
Categoria di utilizzazione (norma CEI EN 60947-2).
La categoria di utilizzazione di un apparecchio ne definisce le possibili applicazioni, in conformità a quanto previsto dalle relative norme di prodotto. Per gli interruttori automatici sono definite due categorie di utilizzazione.

Categoria A: gli interruttori classificati in questa categoria non sono previsti per realizzare la selettività cronometrica, in condizioni di cortocircuito, rispetto ad altri dispositivi di protezione posti in serie, lato carico; non hanno quindi ritardo intenzionale applicabile all’intervento dello sganciatore di cortocircuito. Conseguentemente essi non prevedono una corrente nominale ammissibile di breve durata.

Categoria B: gli interruttori classificati in questa categoria sono previsti per realizzare la selettività cronometrica in condizioni di cortocircuito (non necessariamente fino al potere di interruzione nominale estremo dell’interruttore), rispetto ad altri dispositivi di protezione posti in serie, lato carico; hanno un ritardo intenzionale (talvolta regolabile) applicabile all’intervento dello sganciatore di cortocircuito. Tra le loro caratteristiche tecniche, il costruttore deve garantire il valore di corrente nominale di breve durata ammissibile ( Icw )
Sezionamento
Il sezionamento secondo la norma CEI 64-8 è quella funzione che contribuisce a garantire la sicurezza del personale avente il compito di svolgere lavori, riparazioni, localizzazione di guasti o sostituzione di apparecchi, su od in vicinanza di parti attive. La norma stabilisce che ogni circuito debba poter essere sezionato dall’alimentazione. Tale operazione può essere effettuata anche con un unico dispositivo per più circuiti, se le condizioni di servizio lo consentono. Secondo la norma CEI 64-8 Sezione 537, il sezionamento può essere ottenuto per esempio, a mezzo di:

  • sezionatori ed apparecchi di interruzione adatti per il sezionamento, multipolari od unipolari
  • prese a spina
  • cartucce di fusibili;
  • barrette
  • morsetti speciali che non richiedono la rimozione di un conduttore.

Secondo la norma CEI 64-8 (art. 537.2 parte commento), gli interruttori automatici e gli interruttori differenziali rispondenti alle norme per impianti domestici (CEI EN 60898, CEI EN 61008- 61009) assicurano la funzione di sezionamento. Gli interruttori automatici previsti per uso in ambiente industriale, rispondenti alla norma CEI EN 60947-2 (CEI 17-5), assicurano la funzione di sezionamento se sono conformi alle prescrizioni per l’attitudine al sezionamento riportate nella suddetta norma: gli interruttori automatici che garantiscono la funzione di sezionamento devono essere identificati mediante il simbolo dell’interruttore-sezionatore, che deve essere riportato sul dispositivo. Per gli apparecchi che non rientrano in specifiche norme di prodotto, sono fornite, nella parte commenti della norma CEI 64- 8 Sezione 537, le minime distanze d’isolamento tra i contatti in posizione di aperto, riferite alla tensione nominale dell’impianto:
  • 230/400 V: 4 mm;
  • 400/690 V: 8 mm;
  • 1000 V: 12 mm.
Sezionamento visualizzato
Gli interruttori sezionatori per impianti industriali devono assicurare in posizione di aperto una distanza tra il contatto fisso e quello mobile conforme ai requisiti necessari a soddisfare la funzione di isolamento e devono essere muniti di un dispositivo che indichi la posizione dei contatti mobili.

Integrale di Joule
La norma CEI 64-8 prevede che il dispositivo di protezione debba intervenire in un tempo inferiore a quello che potrebbe far superare al conduttore la sua temperatura massima ammissibile.

Deve pertanto essere verificata la relazione I2t<K2S2 occorre che l'energia specifica lasciata passare dall’interruttore (I2t) a seguito di un cortocircuito sia inferiore all’energia che il cavo riesce a sopportare (K2S2, dove K è un parametro che dipende dal cavo, ed S è la sezione del cavo). La verifica dell’energia specifica passante può essere condotta anche per via grafica tracciando sullasulla caratteristica I2/Icc dell' interruttore automatico magnetotermico la retta K2S2 relativa al cavo da proteggere.
 

Interruttore Differenziale

Interruttore Differenziale
Gli interruttori differenziali sono apparsi sul mercato negli anni ’50.
Sulle norme sono apparsi per la prima volta nel 1966 (CEI 11-1), mentre la norma di prodotto è uscita soltanto nel 1980 (CEI 23-18).

Principio di funzionamento
L'interruttore differenziale è un dispositivo di protezione che determina l'interruzione automatica dell'alimentazione qualora rilevi il passaggio di una corrente verso terra superiore ad una data soglia. La soglia prende il nome di corrente differenziale nominale di intervento e viene indicata con Idn ; valori tipici di Idn sono : 10mA , 30mA , 100mA , 300mA e 500mA. Esiste poi un parametro , detto corrente differenziale nominale di NON intervento e indicato con Idno , al di sotto del quale è garantita la continuità dell'alimentazione. 

Solitamente Idno è pari alla metà di Idn e il coordinamento della Idn e della Idno di diversi interruttori differenziali collegati in serie è utilizzato per la selettività fra gli stessi , che garantisce la continuità di servizio in rami del circuito non interessati dal guasto.
 
Illustriamo il funzionamento del differenziale per il caso di un interruttore bipolare ( carico monofase ) , che è costituito , in ultima analisi , da un toroide , tre bobine e uno sganciatore , a sua volta costituito da un relé di sgancio e da un meccanismo di apertura : a ciascun conduttore che va verso il carico è collegata in serie una bobina ed entrambe le bobine sono avvolte su uno stesso toroide ; vi è poi una terza bobina collegata al relé di sgancio : finché le correnti sui due conduttori del carico sono identiche i campi magnetici generati sono uguali e contrari e il flusso magnetico circolante nel toroide è nullo. Quando vi è una differenza fra le due correnti , sul toroide ( detto anche trasformatore toroidale ) circola un flusso magnetico , che a sua volta induce una forza elettromotrice sulla bobina del relé , che comanda lo sganciamento dell'interruttore.

L'interruttore differenziale, in un impianto domestico, deve avere una sensibilità di valore non superiore a 30 milliampere. In caso di impianti elettrici con più derivazioni in parallelo si possono installare più differenziali a protezione di ciascun ramo derivato, in modo da realizzare una protezione selettiva, tale cioè da isolare solo il ramo interessato al guasto, senza disalimentare gli altri rami. Se, in aggiunta alle protezioni dei singoli rami, si installa anche una protezione differenziale generale comune a tutti i rami, si ricorre solitamente ad un differenziale di tipo ritardato, per evitare che questo, intervenendo prima di quelli posti a valle, disalimenti anche i circuiti non guasti.

Gli interruttori differenziali vengono classificati in base alla forma d’onda rilevabile ( tipo AC, A o B ), alla sensibilità differenziale (ad alta o a bassa sensibilità), al tempo d’intervento ( rapidi o selettivi ), alla presenza o meno delle protezioni contro le sovracorrenti (differenziale puro o differenziale magnetotermico) e al potere d’interruzione intrinseco ( corrente che l’interruttore è capace di interrompere garantendo la ripresa del servizio dopo l’intervento ).

Forma d’ onda rilevabile
Differenziali di tipo AC (per la sola corrente alternata): adatti per impianti in cui si prevedono utilizzatori con correnti differenziali (di guasto) alternate sinusoidali.
Differenziali di tipo A: adatti per impianti in cui si prevedono utilizzatori con correnti differenziali di guasto alternate e/o pulsanti, unidirezionali, fortemente resistenti alle sovratensioni impulsive.
Differenziali di tipo B: adatti per impianti in cui si prevedono utilizzatori con correnti di guasto alternate, pulsanti ed anche in corrente continua, anch’essi resistenti alle sovratensioni impulsive.
Differenziali di tipo F: sono sensibili anche a correnti di dispersione con frequenza variabile tra 10HZ a 1kHz, necessari per proteggere carichi elettronici o convertitori di frequenza monofase.





La scelta fra interruttori di classe AC , A , B va effettuata dal progettista dell'impianto elettrico in base alle correnti di dispersione che si prevedono per l'utenza da proteggere. Se il carico prevede la presenza di circuiti elettronici che fanno uso di raddrizzatori , chopper , inverter, la corrente di guasto può essere non sinusoidale ( o sinusoidale ad una frequenza diversa dai 50-60Hz per cui sono predisposti molti degli interruttori AC commerciali ) ed è bene ricorrere ad interruttori di classe A o , meglio ancora , di classe B.


Sensibilità differenziale
Differenziali a bassa sensibilità: corrente differenziale maggiore di 30mA, devono essere coordinati con la resistenza dell’impianto di terra ( quindi impianto di terra obbligatorio ).
Differenziali ad alta sensibilità: corrente differenziale minore di 30mA, sono detti anche “salvavita”, in quanto l’utente che inavvertitamente tocca una parte in tensione, è percorso da una corrente verso terra limitata unicamente dalla resistenza del corpo, l’interruttore interviene quando il valore di corrente è ad un livello di sicurezza per la persona (non è obbligatorio l’impianto di terra).
Gli interruttori a bassa sensibilità , per prevenire opportunamente i rischi da contatti indiretti , debbono essere opportunamente coordinati con l'impianto di terra ( deve essere soddisfatta la relazione Rt*Idn<=50 nei sistemi TT e Zs*Idn<=Uo nei sistemi T-N ) , mentre gli interruttori ad alta sensibilità funzionano correttamente anche con resistenze di terra relativamente alte. Se si prende ad esempio una Idn=10mA , anche con tempi di interruzione di 2 secondi ci si trova nella zona n.2 fra quelle specificate dalla norma CEI 64-8 per la pericolosità della corrente alternata a 50Hz. La zona 2 non presenta effetti fisiologici pericolosi per l'uomo , in quanto sotto la soglia di tetanizzazione.

Tempo di intervento ( rapidi o selettivi )
Differenziali di tipo generale, che intervengono in tempi relativamente rapidi perché la corrente di guasto e il tempo di intervento determinino punti (t, I) che si trovano nelle zone meno pericolose di quelle stabilite dalla CEI 64-8
Differenziali selettivi: a tempo dipendente ma dotati di ritardo di intervento, in genere sono installati a monte di altri differenziali di tipo generale in modo da ridurre e circoscrivere il fuori servizio alla sola parte di impianto soggetta a guasto.
Differenziali ritardati: in cui invece il tempo di ritardo è regolabile , sempre per assicurare la selettività. Questo genere di interruttori può essere utilizzato solo in ambito industriale , perché la regolazione deve essere eseguita da persone esperte (PES) .

Scelta dell’ interruttore differenziale
L’ interruttore differenziale viene utilizzato per proteggere persone e cose da contatti diretti, contatti indiretti e perdite di isolamento.

Le norme CEI lo rendono obbligatorio in tantissimi casi locali con bagni o docce, vasche idromassaggio, piscine, cantieri edili, locali agricoli, campeggi, locali con rischio di incendio o esplosione, locali di pubblico spettacolo, locali medici, etc.. La norma CEI 64-8 praticamente rende obbligatorio l’interruttore differenziale contro i contatti indiretti (cioè quando una persona tocca una massa in tensione per un guasto di isolamento) sia negli impianti di tipo TT (masse separate dal neutro e collegate a terra) sia in quelli di tipo TN (masse e neutro collegate allo stesso impianto di terra). In Italia il sistema di distribuzione a bassa tensione è del tipo TT.

L’interruttore differenziale deve essere scelto tenendo in considerazione le caratteristiche dell’utilizzatore, la tipologia della corrente e la selettività dell’intervento.

Se la corrente di guasto è sinusoidale, la scelta è per un interruttore differenziale di tipo AC. Da molti anni però i produttori di elettrodomestici e di svariati apparecchi elettrici usano l’elettronica per aumentare le prestazioni dei prodotti, migliorarne il comfort e risparmiare energia. Utenze come lavatrici con variazione della velocità centrifuga, termostati industriali, regolatori di luminosità e di velocità dei motori (inverter) gruppi statici di continuità, etc…, funzionano con forme d’onda più o meno variabili (pulsanti, pulsanti con componente continua, ondulata, etc…).

Se a seguito di un guasto dell’isolamento di un qualunque componente montato a valle di un raddrizzatore o di un regolatore elettronico, si verifica una corrente di guasto verso terra, gli interruttori differenziali standard (tipo AC), il cui funzionamento è previsto in corrente alternata 50/60 Hz, sono insensibili a questa corrente per cui non intervengono. Il mancato intervento provoca, pericolo per le persone o cose in quanto permane l’alimentazione e desensibilizzazione dell’interruttore stesso a causa del passaggio di corrente continua di guasto.

Dal punto di vista normativo si osserva che la norma CEI 64-8 nel commento all’art. 532.2.1.4 afferma che esistono apparecchi utilizzatori di Classe I incorporanti circuiti elettronici con correnti di guasto a massa di tipo continuo, in cui si raccomanda di usare protezione con interruzione automatica dell’alimentazione, utilizzando interruttori differenziali di tipo B.  Altre guide CEI come la CEI 64-50 ( Edilizia Residenziale ), CEI 64-13 ( Impianti elettrici in locali adibiti ad uso medico ) prescrivono l’uso dell’interruttore differenziale di tipo A o di tipo B quando la corrente di guasto verso terra non è perfettamente sinusoidale ma pulsante o continua.

Fonti